
24 Nov Femminicidio: in aumento in Italia gli omicidi volontari nei confronti delle donne soprattutto in ambito familiare
In un anno sono aumentate del 14% le donne uccise: 179 nel 2013 rispetto alle 157 del 2012. Praticamente una vittima ogni 2 giorni. Lo ha evidenziato il rapporto dell’Eures (European Employment Services) sul femminicidio in Italia.
Tale rapporto ha rivelato che un aumento considerevole di omicidi volontari nei confronti delle donne, si è consumato soprattutto tra le mura domestiche: si è passati da 105 a 122. Di queste, ottantuno donne, cioè il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, hanno trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell’ex partner; la maggior parte per mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al 6,6%). Altre donne, invece, hanno trovato la morte nei rapporti di vicinato, amicizia e lavoro: da 14 a 22. Sono aumentate, però, anche le donne, soprattutto quelle anziane, uccise a seguito di rapine.
Dal rapporto Eures, risulta anche come dal 2013 ci sia stato un raddoppio delle vittime al Centro Italia e al Sud rispetto a prima che si concentravano soprattutto al Nord. Ora, invece, come riporta il dossier “il Lazio e la Campania con 20 donne uccise presentano nel 2013 il più alto numero di femminicidi tra le regioni italiane, seguite da Lombardia (19) e Puglia (15). Ma è l’Umbria a registrare l’indice più alto (12,9 femminicidi per milione di donne residenti). Nella graduatoria provinciale ai primi posti Roma (con 11 femminicidi nel 2013), Torino (9 vittime) e Bari (8). Il femminicidio nelle regioni del Nord si configura essenzialmente come fenomeno familiare, con 46 vittime su 60, pari al 76,7% del totale; mentre sono il 68,2% dei casi al Centro e il 61,3% al Sud (con 46 donne uccise in famiglia sulle 75 vittime censite nell’area). Qui al contrario è più alta l’incidenza delle donne uccise all’interno di rapporti di lavoro o di vicinato (14,7% a fronte del 5% al Nord) e dalla criminalità (18,7% contro l’11,4% del Centro e l’11,7% del Nord)”.
Una crescita significativa, è stata anche l’età media delle vittime di femminicidio: si è passati da 50 anni nel 2012 a 53,4 nel 2013 (da 46,5 a 51,5 anni nei soli femminicidi familiari). Diminuiscono, invece, le vittime con meno di 35 anni.
Poi sempre da tale ricerca, è stato rilevato che si è modificata anche la gerarchia degli strumenti utilizzati per uccidere: “le “mani nude” sono il mezzo più ricorrente, 51 vittime, pari al 28,5% dei casi; in particolare le percosse hanno riguardato il 5,6% dei casi, lo strangolamento il 10,6% e il soffocamento per il 12,3%. Di poco inferiore la percentuale dei femminicidi con armi da fuoco (49, pari al 27,4% del totale) e con armi da taglio (45 vittime, pari al 25,1%)”.
Per quanto riguarda il movente, invece, è stato riscontrato che il più frequente rimane sempre quello passionale o del possesso, seguito dal conflitto quotidiano e da questioni di interesse o denaro.
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